Lettera di Alfredo Cospito – settimana anticarceraria

Contribuzione ai 3° giorni conta le carcere a Bure (Francia) dal 2 all’8 marzo 2020

Di seguito pubblichiamo un testo di Alfredo Cospito, che ci è stato inviato dal carcere di massima sicurezza di Ferrara (Italia) Come membro della guerriglia urbana informale FAI-FRI, Alfredo è accusato tra l’altro di aver sparato alle gambe a Roberto Adinolfi, capo del ansaldo nucleare, nel 2012 – un anno dopo Fukushima. Nello stesso anno è stato arrestato con un altro compagno e condannato a 20 anni di carcere nell’aprile 2019.

Anche se non condividiamo la prassi politica della FAI-FRI e la lotta armata è lontana dalla realtà quotidiana della nostra resistenza contro un stoccaggio nucleare a Bure, vorremmo mettere a disposizione questo testo come contributo al dibattito. Non è importante se condividiamo le opinioni di Alfredo nel dettaglio. In ogni caso, il testo tocca alcune importanti questioni riguardanti la strategia di movimento della nostra lotta (come la diversità delle tattiche) e la prospettiva rivoluzionaria nel movimento antinucleare nel suo complesso e sembra quindi essere una base adeguata per la discussione. Consideriamo anche che è primordiale dare uno spazio alle voce dei-lle compagn* che i vassali dello sato nucleare provano di fare stare in silenzio con tutta la loro violenza.

Anarchist Bure Cross, marzo 2020

Contributo giornate anti-carcerarie a bure.

Nello scritto che seguirà, pur essendo la vostra un iniziativa anticarceraria accennerò solo brevemente alla mia attuale situazione di prigioniero anarchico. Per due motivi il primo perché non voglio perdere l’occasione di dire la mia sulla lotta di “bure”, sapendo che molti di voi partecipano a questa lotta ed io la sento anche mia come tutte le lotte contro il mostro nucleare. L’altro motivo è che voglio sottolineare il fatto che quando uno di noi finisce dentro il modo migliore per resistere è continuare a portare avanti le lotte per cui si è finiti “in catene” e voi mi date questa opportunità. Io non conosco molto la situazione della lotta carceraria li da voi in Francia. Quindi potrei dire sciocchezze, per questo allego un mio contributo ad un incontro anticarcerario che si sta tenendo in questi stessi giorni a Napoli in Italia, forse le cose da noi non sono cosi diverse, e le stesse considerazioni (fatti dovuti distinguo) possono valere anche per voi. Vi ringrazio molto per questa opportunità che mi date.

È un grande onore per me (terrorista anarchico attualmente prigioniero in una cella di un carcere italiano) contribuire con uno scritto (se pur modesto) alla vostra lotta, che sento anche mia. Inizio col presentarmi, 8 anni fà sparai nelle gambe dell’amministratore delegato dell’ansaldo nucleare, progressista e costruttore di centrali nucleari. E bene che si sappia che l’Italia pur non avendo centrali nucleari le esporta con tranquillità in paesi come la Romania, Croazia, Albania… L’obiettivo di quell’azione era quello di rivitalizzare il movimento antinucleare in Italia, dando un’accelerata aggressiva alla lotta contro il sistema tecno-industriale. Con un’ azione “eclatante” volevamo dimostrare che gli anarchici-e potevano colpire nella “carne viva” uno dei maggiori responsabili del rilancio del nucleare nel “nostro” paese. Per una volta non “limitarsi” solo all’azione distruttiva contro le cose, ma andare in un’altra direzione colpendo direttamente i responsabili della distruzione del “nostro” pianeta. Rivendicammo quell’azione con l’acronimo “Nucleo Olga (FAI-FRI)”.

Volevamo rendere evidenti nella loro fattibilità prospettive diverse e stimolare una maggiore apertura alle varie forme e pratiche dell’azione ecologista anarchica. Rifiutare il tabù secondo il quale solo le azioni contro le cose potevano avere una giustificazione. Mettere in discussione l’assurda convinzione dell’inviolabilità assoluta della vita umana, anche di quella di coloro che in nome della scienza del progresso macinano massacri. L’obiettivo fu solo marginalmente raggiunto (anche se fece riflettere molti compagni-e) questo perché la pratica dell’azione “multiforme” non è ancora stata compresa a pieno (almeno qui in Italia) e tanto meno praticata in tutte le sue potenzialità e sopravvivono ancora molti preconcetti. Molti vedono i “pacifici” blocchi stradali agli scontri di piazza, gli attacchi alle persone agli attacchi alle cose, l’uso di sigle persistenti nel tempo per dare continuità (tipo FAI-FRI) alle sigle estemporanee… In pochi si rendono conto che tutte queste pratiche hanno una loro ragione, un loro scopo specifico e non sono necessariamente in contrasto tra di loro. Ed in certe situazioni (come a Bure) se praticate senza preconcetti si completano a vicenda diventando realmente efficaci, devastanti e spiazzanti per il potere. Questo naturalmente se non si grida alla “scomunica” quando qualche azione va oltre, colpendo più a fondo. Sono tutte pratiche che se vanno avanti parallelamente, non contraddicendosi e non scontrandosi tra di loro possono fare la differenza, raggiungono l’obiettivo. La mancanza di una sola di queste pratiche indebolisce la forza di tutte. L’importante è che contengano il rifiuto di ogni contaminazione istituzionale, altrimenti diventa accettazione del sistema, solo palliativi controproducenti. Una lotta specifica su un territorio circoscritto come quella di “Bure” può essere potenziata non solo con azioni nel resto del paese ma andando oltre. Basti pensare a quella sorte di “internazionale nera” che senza bisogno di alcuna organizzazione accentratrice ha dato più volte prova di avere la forza di appoggiare dall’esterno (dai quattro angoli del mondo) le “nostre” lotte.

Non mi stancherò mai di dirlo, a costo di diventare ripetitivo, noi anarchici-e abbiamo un arma fortissima e di un’efficacia straordinaria nella sua semplicità : il “gruppo di affinità”. Compagni-e legati da un affetto e fiducia profondi che decidono di passare all’azione, colpire e tornare a casa sani e saluti, per poi colpire di nuovo. Il “gruppo di affinità” quando si fa “gruppo d’azione” trova il suo senso più forte nell’azione illegale, distruttiva, rischiosa. Questi gruppi non dipendono da assemblee plenarie, sono un altra cosa, non centrano niente con l’organizzazione, vivono di gesti liberatori, distruttivi e possono diventare veramente pericolosi per il sistema. Sopratutto quando non includono il disprezzo o la superiorità nei confronti della gente, delle loro assemblee di lotta. Quando l’azione individuale o di piccoli gruppi non è antagonista alla lotta “popolare” la rafforza, la spinge oltre. L’azione violenta, armata è solo una parte (importante) della vita di un anarchico-a e non c’è niente di contraddittorio a ritrovarsi dopo aver portato a segno un azione a fianco della “gente” in un assemblea per dire la propria, oppure su una barricata o in un blocco stradale, l’unica cosa da evitare a priori è il dialogo con il potere, con le istituzioni. Ma queste mie costatazioni sono inutili, perché proprio dalla Francia negli ultimi anni sono arrivati degli esempi molto chiari su come mettere in pratica “l’informalità” e l’azione diretta diffusa. Le notizie di azioni dalle vostre parti ci arrivano di continuo (anche tra queste quattro mura) dandoci spunti ed alimentando il nostro entusiasmo. Concludo questo mio intervento dicendovi che anche in Italia ci sono depositi sparpagliati di scorie nucleari, negli ultimi anni lo stato ha deciso di raccoglierle tutte in un solo sito. In passato tentativi di bloccare il trasporto di scorie ci sono stati per esempio nella zona della Valsusa, le scorie erano dirette da voi in Francia. Sono convinto che il vostro esempio sarà importante anche per noi. E chiaro a tutti che stiamo parlando di una lotta per la sopravvivenza non soltanto della nostra specie, ma della vita stessa del “nostro” pianeta, la natura giorno dopo giorno rischia di essere “mostrificata”. La scienza e la tecnologia nucleare stravolgono dalle fondamenta il caotico ordine della natura. Non abbiamo molto tempo e se vogliamo realmente cambiare le cose ed invertire questo processo autodistruttivo. Non dobbiamo, e sopratutto non possiamo più porre limiti all’azione, dobbiamo vincere le paure e abbandonare gli scrupoli ed andare avanti spediti.

Alfredo Cospito  , Febbraio 2020

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